Discussione:
Steven Wilson - Grace For Drowning
(troppo vecchio per rispondere)
Altura Do Sol
2011-10-01 09:23:33 UTC
Permalink
Ad un primo ascolto mi sembra interessante.



“Insurgentes è stato il mio album new wave, influenzato dalla musica di
Joy Division, Cure, XTC, gli idoli dei miei anni adolescenti. Grace For
Drowning parte da lì ma è più sperimentale, più eclettico. L’ho detto e
ripetuto un sacco di volte, per me l’età dell’oro della musica rock è
stata quella fra il 1967 e il 77, quando il long playing è diventato il
formato principe dell’espressione artistica, quando i musicisti si sono
liberati dal vincolo della canzone pop di tre minuti e hanno cominciato
ad attingere da altri ambiti, dal jazz e dalla classica soprattutto,
combinando quello con lo spirito della psichedelia per creare veri
“viaggi con il suono”. Grace For Drowning, senza voler essere rétro, è
una sorta di omaggio a quello spirito. C’è di tutto, da temi
cinematografici alla Morricone a ballate per pianoforte, da musica
corale a un pezzo di 23 minuti con ispirazione Prog e jazz. Ho usato
vari musicisti jazz, questa è una novità per me, stimolata dall’ascolto
dei vecchi dischi King Crimson che ho remixato di recente”.

Wilson ha le idee chiare e parla sempre dritto, ma lascia dubbi. Non
sono così sicuro che quest’album sia più sperimentale ed eclettico di
Insurgentes, e nemmeno convinto che i Porcupine Tree siano la parte
bright del nostro lunatico e i dischi “solo” invece la dark side,
disponibilità e accessibilità vs. ricerca ed esperimento. A costo di
passare per superficiale, credo che il nostro Steven il cappello lo
scelga a seconda dell’umore, rimescolando di volta in volta gli elementi
del suo mondo fantastico. E’ come un caleidoscopio, i frammenti si
spostano e il mosaico cambia - di più, di meno. Ora sembra finito il
flirt con il metal (“la festa è finita, mi è venuto a noia”) e si
accentua invece la componente jazz di cui sopra, ben espressa in brani
come Sectarian, Remainder Of The Black Dog o tra le pieghe di Raider II
(è quello il pezzo di 23 minuti, metà del CD 2). Mentre progettava il
disco nuovo Wilson aveva nelle orecchie i suoni di Lizard, il
misconosciuto capolavoro dei King Crimson che aveva appena finito di
restaurare in 5.1; la spinta viene da lì, con l’aiuto di Dave Stewart
come arrangiatore e l’idea che si può fare musica heavy senza per forza
prendere la scorciatoia della chitarra, lavorando su squadre di piccola
e grande orchestra, espandendo dianmicamente la tavolozza timbrica.

Quello che è certo è che Grace For Drowning è un album molto Prog, un
diorama dei primi anni ’70 con morbide scivolate e ringhiosi
soprassalti, dal bucolico Canterburyano al Robert Fripp più schizoide,
dalle acquatiche erbe di Grantchester alle islands Crimsoniane. Non
troppo coeso, lietamente disordinato, senza una precisa chiave
stilistica a distinguere i due CD. Un album ancora una volta
“intorcolato e dark”, come si premura di ammettere l’autore, che trova
gli accenti più veri non quando cola la pappa reale di Deform To Form A
Star (la tisana per i sonni felici dei fanciullini Prog) ma quando
salgono i fumi oscuri di Index o stridono i denti di Remainder Of The
Black Dog. A proposito di Index; è ispirato a un celebre romanzo di John
Fowles su un drammatico sequestro di persona che negli anni ’60 diventò
film e anche allestimento teatrale (con Marianne Faithfull, per inciso,
nella parte della vittima).

R.Bertoncelli
Altura Do Sol
2011-10-01 09:25:08 UTC
Permalink
Il 01/10/2011 11.23, Altura Do Sol ha scritto:

Che palle 'sti caratteri!



http://www.myword.it/rock/reviews/5341


“Insurgentes è stato il mio album new wave, influenzato dalla musica di
Joy Division, Cure, XTC, gli idoli dei miei anni adolescenti. Grace For
Drowning parte da lì ma è più sperimentale, più eclettico. L’ho detto e
ripetuto un sacco di volte, per me l’età dell’oro della musica rock è
stata quella fra il 1967 e il 77, quando il long playing è diventato il
formato principe dell’espressione artistica, quando i musicisti si sono
liberati dal vincolo della canzone pop di tre minuti e hanno cominciato
ad attingere da altri ambiti, dal jazz e dalla classica soprattutto,
combinando quello con lo spirito della psichedelia per creare veri
“viaggi con il suono”. Grace For Drowning, senza voler essere rétro, è
una sorta di omaggio a quello spirito. C’è di tutto, da temi
cinematografici alla Morricone a ballate per pianoforte, da musica
corale a un pezzo di 23 minuti con ispirazione Prog e jazz. Ho usato
vari musicisti jazz, questa è una novità per me, stimolata dall’ascolto
dei vecchi dischi King Crimson che ho remixato di recente”.

Wilson ha le idee chiare e parla sempre dritto, ma lascia dubbi. Non
sono così sicuro che quest’album sia più sperimentale ed eclettico di
Insurgentes, e nemmeno convinto che i Porcupine Tree siano la parte
bright del nostro lunatico e i dischi “solo” invece la dark side,
disponibilità e accessibilità vs. ricerca ed esperimento. A costo di
passare per superficiale, credo che il nostro Steven il cappello lo
scelga a seconda dell’umore, rimescolando di volta in volta gli elementi
del suo mondo fantastico. E’ come un caleidoscopio, i frammenti si
spostano e il mosaico cambia - di più, di meno. Ora sembra finito il
flirt con il metal (“la festa è finita, mi è venuto a noia”) e si
accentua invece la componente jazz di cui sopra, ben espressa in brani
come Sectarian, Remainder Of The Black Dog o tra le pieghe di Raider II
(è quello il pezzo di 23 minuti, metà del CD 2). Mentre progettava il
disco nuovo Wilson aveva nelle orecchie i suoni di Lizard, il
misconosciuto capolavoro dei King Crimson che aveva appena finito di
restaurare in 5.1; la spinta viene da lì, con l’aiuto di Dave Stewart
come arrangiatore e l’idea che si può fare musica heavy senza per forza
prendere la scorciatoia della chitarra, lavorando su squadre di piccola
e grande orchestra, espandendo dianmicamente la tavolozza timbrica.

Quello che è certo è che Grace For Drowning è un album molto Prog, un
diorama dei primi anni ’70 con morbide scivolate e ringhiosi
soprassalti, dal bucolico Canterburyano al Robert Fripp più schizoide,
dalle acquatiche erbe di Grantchester alle islands Crimsoniane. Non
troppo coeso, lietamente disordinato, senza una precisa chiave
stilistica a distinguere i due CD. Un album ancora una volta
“intorcolato e dark”, come si premura di ammettere l’autore, che trova
gli accenti più veri non quando cola la pappa reale di Deform To Form A
Star (la tisana per i sonni felici dei fanciullini Prog) ma quando
salgono i fumi oscuri di Index o stridono i denti di Remainder Of The
Black Dog. A proposito di Index; è ispirato a un celebre romanzo di John
Fowles su un drammatico sequestro di persona che negli anni ’60 diventò
film e anche allestimento teatrale (con Marianne Faithfull, per inciso,
nella parte della vittima).

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